Nel mondo animale i fisiologi dividono le specie e le razze in organismi a metabolismo respiratorio (in grado cioè di trasformare i cibi rapidamente in energia) e a metabolismo digestivo (in cui le trasformazioni sono più lente).
Lo studio del metabolismo è uno strumento utile nel miglioramento genetico così come nella comprensione degli individui scoprendo l’attitudine di un atleta a correre i 100 m o la maratona, di un cavallo alla gara di trotto o al lavoro nei campi, di una vacca a produrre latte o carne.
Questa chiave di lettura può essere estesa anche al mondo vegetale dove certamente la pianta del mais e quella della vite si troverebbero agli antipodi metabolici.
Il mondo moderno spesso chiede alla vite di correre i 100 metri piani ma la sua attitudine è di pianta a metabolismo lento: digestivo ed anzi “viscerale”.
Nella tradizione popolare la vite sussurra all’uomo: “rendimi povera e ti farò ricco”.
Se la vite potesse parlare si spiegherebbe dicendoci: “dammi tempo per approfondire le radici nel più profondo suolo, colonizzerò in modo capillare lo spazio terra-aria, voglio maturare lentamente i miei frutti sino all’autunno, ti donerò fragranza spessore e bucce generose”.